Ci siamo conosciuti a Busche, in una minuscola stazione del bellunese.
Non ci siamo piaciuti. Mario troppo intellettuale e noioso, io troppo intraprendente.
A Padova io mi sono precipitata per prendere la coincidenza per Milano, lui non aveva fretta: avrebbe aspettato il treno successivo.
Solo dopo anni di matrimonio mi ha confessato che la coincidenza l’aveva presa, facendo bene attenzione di non salire sulla mia carrozza.
Sara era nata da poco.
Io avevo una grande voglia di andare al cinema. Mario voleva farmi una sorpresa post-partum e siamo andati a vedere un film in ultima serata, un lentissimo film di Tarkovskij, che ho letteralmente odiato.
E’ stato un incubo. Troppo stanca io, troppo lungo il film, e ancora una volta troppo intellettuale Mario.
Il viaggio in Tibet è stato importante per Mario non solo per la spiritualità che ha trovato poi forma nella poesia, ma anche per il risvolto nella vita professionale.
All’epoca Pier Mario era amministratore delegato della catena Unes, che contava oltre un centinaio di supermercati.
Rientrato dal Tibet, i punti vendita sono stati ridipinti all’interno con i colori tibetani (giallo, rosso, blu…) e su molte pareti erano scritti versi di poesie.
E come riporta la stampa (La Repubblica – Affari e Finanza 2003) Unes si trasforma – grazie alla lungimiranza e alla filosofia vincente di Pier Mario – da società che nel 1996 perdeva soldi a una delle più redditizie catene della grande distribuzione alimentare nazionale.
Avrebbe dovuto essere un viaggio in Basilicata per visitare una basilica rupestre.
A Linate ho scoperto, e Mario lo ha scoperto dopo di me, che era un viaggio in Puglia per inaugurare il Museo del Tesoro della Cattedrale di Troia.
Mario amava tantissimo addobbare la casa per il Natale.
Già all’inizio di dicembre andava in cantina a recuperare presepe, albero e decorazioni e – con la musica di Mahalia Jackson in sottofondo – allestiva il tutto aiutato da nostra figlia. Un anno l’albero non riusciva a stare diritto, la punta vacillava, per cui Mario aveva dovuto cercare dei libri che dessero sostegno e stabilità.
E quell’anno – sotto l’albero – con i regali abbiamo trovato anche una poesia.
“Il Natale dei poeti”
C’è aria di festa luci colorate
confusione nella casa e fuori
certo, ogni anno c’è instabilità nelle cose
per fortuna la robusta Alda Merini
va sotto e lo tiene diritto
— l’albero, dico — la stella barcolla,
il vanitoso Vodennikov almeno
potrebbe collaborare dall’altra parte
a controbilanciare l’inclinazione.
Nicolas Born, lasciamolo perdere
troppo sottile per alzare il presepe
le stelle franano sul gruppo dei poeti
svedesi e l’impossibile polvere
dorata s’infiltra intimamente
sotto le mutande di Elena Svarc.
Poi arriva Montale e con fare da prete
li ingrazia tutti a parlar di inezie.
Ma l’albero — sua sponte — regge.
Anche quest’anno i libri dei poeti
si dichiarano serviti alla stabilità del tutto.